Pompei 79 d.C. Una storia romana è la grande mostra che resterà aperta al secondo ordine del Colosseo dall’8 febbraio al 9 maggio 2021.
Una storia mai tentata prima del lungo rapporto tra Roma e Pompei, che prova a restituire in maniera compiuta il complesso dialogo che lega le due realtà più famose dell’archeologia italiana, dalla Seconda guerra sannitica all’eruzione del 79 d.C. Un racconto dall’alto valore scientifico, basato sulla ricostruzione delle relazioni sociali e culturali rintracciabili in particolare attraverso la ricerca archeologica.
L’esposizione si inserisce nell’ambito di un progetto organico di collaborazione tra il Parco archeologico del Colosseo, il Parco archeologico di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che si svilupperà nel tempo attraverso uno scambio di professionalità ed esperienze e soprattutto attraverso azioni sinergiche finalizzate a una conoscenza sempre più diffusa dei valori culturali che i rispettivi contesti esprimono.
La mostra dedicata al rapporto tra Roma e Pompei intende presentare due realtà differenti sotto molti punti di vista, eppure tanto vicine. Roma, paragonabile alle grandi “megalopoli” dell’antichità come Alessandria o Cartagine, con i suoi immensi spazi e la sua monumentalità. Pompei racchiusa nei suoi contenuti confini all’ombra del Vesuvio.
Tuttavia l’archeologia e le sue testimonianze materiali, esposte nelle diverse sezioni della mostra, si fanno formidabili testimoni dei molteplici e intensi rapporti intercorsi tra le due città, sia in ambito economico-sociale, che culturale e artistico, dall’età sannitica fino all’eruzione del vulcano. L’abitato vesuviano, infatti, dapprima sotto l’influenza sannitica e poi romana, risulta in entrambe le situazioni sostanzialmente dipendente da Roma, seppur nel primo caso non formalmente. I coloni sillani giunti nell’80 a.C. dalla capitale, testimoni delle nuove tendenze in fatto di cultura sviluppatesi a Roma nei due decenni precedenti alla deduzione della colonia, lasciano affluire a Pompei nuove influenze alimentando la cultura locale. È così che a Pompei fanno il loro ingresso la pittura del cosiddetto “Secondo Stile” a decorare le grandi domus patrizie, i ritratti funerari e i monumenti funerari, secondo gli orientamenti artistici e architettonici diffusi a Roma. E i componenti dell’alta società, con le loro lussuose ville d’otium, hanno assunto il ruolo di protagonisti principali dell’adozione di questi rinnovati modelli culturali.