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Pompei News

Case senza atrio a Pompei: un evoluzione architettonica e sociale

Photo: Parco Archeologico di Pompei - Casa IX 12, B. Quadro con raffigurazione di Ippolito e Fedra

Il modello tradizionale della casa romana, con il suo atrio centrale, ha subito un'evoluzione significativa a Pompei nel 79 d.C. Mentre la mancanza di spazio spiega l'assenza dell'atrio in abitazioni modeste, un numero considerevole di case di un certo livello, decorate con pitture e arredi di pregio, hanno scelto di rinunciare all'atrio pur avendo lo spazio sufficiente per costruirlo.

Porta Stabiana - Descrizione di Pompei -  Giuseppe Fiorelli 1875

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Book digitized by Google from the library of the University of Michigan and uploaded to the Internet Archive by user tpb.

Publisher Tipografia italiana
Year 1875
Pages 470
Possible copyright status NOT_IN_COPYRIGHT
Language Italian
Digitizing sponsor Google
Book from the collections of University of Michigan
Collection americana

Giuseppe Fiorelli Giuseppe Fiorelli 

Giuseppe Fiorelli fu senza dubbio il più importante archeologo che operò a Pompei nell'Ottocento. Ispettore ordinario negli Scavi di Pompei dal 1847 e in seguito direttore degli scavi dal 1860 al 1875, ebbe tra numerosi meriti, quello dell'invenzione del metodo per eseguire i calchi delle vittime dell'eruzione.

Nato a Napoli, allora capitale del Regno delle Due Sicilie, iniziò la sua formazione studiando giurisprudenza, ma presto passò allo studio della numismatica. Avendo ottenuto buoni risultati riuscì a lavorare come numismatico ed archeologo finché ottenne la carica di Ispettore della Soprintendenza e del Museo di Napoli.

Le sue prime comunicazioni scientifiche comparvero nel 1841 sul Bullettino dell'Instituto di corrispondenza archeologica di Roma (pp. 186-188). La stampa di Osservazioni sopra talune monete rare di città greche (Napoli 1843). seguita da Monete inedite dell'Italia antica descritte (ibid. 1845), gli ottenne la nomina a corrispondente della R. Accademia Ercolanense, della Società degli antiquari del Nord, dell'Instituto di corrispondenza archeologica di Roma, e segnalazioni presso il ministro N. Santangelo, che lo fece assumere nel 1844 come ispettore addetto alla soprintendenza generale degli Scavi di antichità di Napoli. L'allora direttore F.M. Avellino lo impiegò nel riordino del medagliere del R. Museo Borbonico. Ma già nel 1846 le idee politiche liberali, il temperamento energico e ambizioso e i conflitti (pare soprattutto con Avellino e con l'architetto C. Bonucci: cfr. Milanese, p. 185, e la corrispondenza con E. Brunn e W. Henzen presso l'Istituto archeologico germanico) gli crearono difficoltà di carriera. Per reazione, e anche in cerca di alternative di lavoro, decise di partecipare all'VIII congresso degli scienziati in Genova, ove fu vicepresidente della sezione di archeologia.

Nel 1848 fu coinvolto nei moti liberali, per cui fu recluso in prigione nel carcere di S. Maria Apparente sino al gennaio 1850, quando fu assunto come contabile da un'impresa di costruzioni. Nel 1853 il Fiorelli si recò a Cuma, attratto dagli scavi archeologici intrapresi in quel periodo dal conte di Siracusa in varie località della Campania. L'archeologo entrò così a far parte nell'entourage del conte, e cominciò ad occuparsi con successo di scavi e ritrovamenti. Il conte di Siracusa, impressionato dalla bravura dell'archeologo, affidò al Fiorelli la direzione di tutti i suoi scavi. Nel 1858 Giuseppe Fiorelli concepì un nuovo metodo riguardante gli scavi nel Real Sito di Pompei. Infatti, invece di muoversi alla ricerca di oggetti preziosi come avevano fatto i suoi predecessori, Fiorelli riorganizzò tutti gli scavi suddividendoli in regiones (quartieri) ed insulae (isolati) e numerando ciascun ingresso degli edifici, al fine di poter localizzare con precisione ogni reperto.

Fiorelli intuì anche la possibilità di ottenere dei calchi dalle vittime dell'eruzione colando gesso liquido nel vuoto lasciato dai loro corpi nella cenere, (lo stesso ottenendo con corpi di animali o oggetti un tempo in legno quali porte, finestre, mobili o alberi), calchi che sono tuttora visibili negli scavi di Pompei.

Alla costituzione del Regno d'Italia divenne direttore, succedendo a Domenico Spinelli, degli Scavi archeologici di Pompei, dove condusse gli scavi con sistematicità e rigore scientifico.

Decise inoltre di aprire al pubblico gli scavi, fissando un biglietto d'ingresso.

Fiorelli fece inoltre realizzare tra il 1861 e il 1879 un plastico in sughero dell'antica città di Pompei; esso si trova tuttora esposto al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Nel 1866, Fiorelli fondò il Museo Nazionale di San Martino.

Nel periodo fra il 1863 e il 1875, Giuseppe Fiorelli cominciò la riorganizzazione delle collezioni del Museo Nazionale di Napoli (continuata poi da Paolo Orsi), come pure tutto il patrimonio archeologico acquisito precedentemente. Infatti fece stilare un nuovo inventario generale degli oggetti (che sostituiva gli inventari parziali di epoca borbonica redatti da Michele Arditi, da Francesco Maria Avellino e dal Principe di San Giorgio Spinelli), inventario suddiviso per categorie e classi di materiali, che è quello tuttora in vigore presso la Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei.

Fondò la Scuola Archeologica di Pompei e nel 1875 pubblicò la Descrizione di Pompei, la prima guida scientifica della città.

Morì a Napoli nel 1896. La città di Lucera gli ha intitolato il Museo Civico.

 

Fonti: 
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-fiorelli_(Dizionario-Biografico)/
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiorelli
http://www.pompeiisites.org/Sezione.jsp?idSezione=1220

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