Nota sull’allestimento

Il luogo della mostra, il Colosseo, nasceva con Vespasiano nel 79 d.C., nel momento in cui Pompei  spariva sotto la lava del Vesuvio. Da questa coincidenza temporale è nata l’idea di “ricollocare”  le statue tra i fornici: un segno forte di festa nell’Impero, mentre si spegneva una delle province  più potenti, più affascinanti, più lussuose. Una scelta condivisa, come l’intero progetto con il curatore  Mario Torelli, uno dei miei più amati Maestri. 

Con lui, per l’allestimento della mostra, si è scelto di citare colori e modi dell’ultimo periodo  di Pompei: il rosso, il nero, l’oro inseriti in false architetture nelle quali si articola il racconto del  dialogo con l’Urbe.  

E poi la ricostruzione di baliste e catapulte delle varie guerre e assedi subiti da Pompei, e di una nave  oneraria carica di anfore simbolo delle ricchezze commerciali della famiglia degli Eumachii, dai forti  legami politici, che produceva vino, anfore, navi ed esercitava il commercio di tessuti. Un modo per  interpretare la maniera di Mario Torelli di scavare nelle ragioni meno appariscenti di frammenti  di storia: una lettura attenta e colta di nessi, della politica, degli intrighi e delle potenze sotterranee,  della formazione di ricchezze spropositate e di grandi miserie. 

Infine, l’allestimento ha previsto la ricostruzione in grandezza naturale di una parete della  Casa del Gianicolo con i suoi straordinari marmi colorati a testimoniare come Roma sia arrivata  a “dipingere con il marmo”, in un confronto stringente con gli affreschi pompeiani, massima  espressione dello status symbol della ricchezza acquista di una parte della popolazione. Il percorso di visita si chiude con tre calchi di corpi da Pompei. Simboli della fine di una città,  di una cultura, di un popolo. 
Maurizio Di Puolo 

Progetto espositivo, direzione lavori 
Studio MetaImago di Maurizio Di Puolo e Anna Ranghi con Alessia Cacciarelli, Beatrice Di Biagio, Sveva Angeletti  

Fonte: Parco Archeologico di Pompei

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