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Pompei News

Case senza atrio a Pompei: un evoluzione architettonica e sociale

Photo: Parco Archeologico di Pompei - Casa IX 12, B. Quadro con raffigurazione di Ippolito e Fedra

Il modello tradizionale della casa romana, con il suo atrio centrale, ha subito un'evoluzione significativa a Pompei nel 79 d.C. Mentre la mancanza di spazio spiega l'assenza dell'atrio in abitazioni modeste, un numero considerevole di case di un certo livello, decorate con pitture e arredi di pregio, hanno scelto di rinunciare all'atrio pur avendo lo spazio sufficiente per costruirlo.

Natura morta: da Pompeii, Praedia di Iulia Felix - Conservato al MANN
Unknown roman artist, Public domain, da Wikimedia Commons

Dai reperti di cibo carbonizzato si comprende che l'alimentazione dei pompeiani era a base di verdura, frutta e di pane. La frutta e la verdura venivano vendute in gran quantità nelle botteghe insieme all'olio, tanto che Plauto chiamava i romani "mangiatori di erbe".

Tra le specialità dei pompeiani c'era un particolare tipo di cavolo. Plinio il Vecchio classificò circa 1000 piante commestibili, con le quali si producevano vari tipi di lattuga, cicoria, cipolle e aglio, broccoli di rapa, basilico, carote, crescione, porri, meloni, piselli, ceci, lenticchie, noci, nocciole, mandorle, e diversi tipi di frutta fresca: mele, melograni, cotogne, pere, uva, fichi e prugne.
Qualche anno prima della catastrofica eruzione del 79 d.C., vennero importate a Pompei il ciliegio, l'albicocco, e il pesco. Gli ortaggi venivano conservati per l'inverno in salamoia o in aceto, mentre la frutta si essiccava e si immergeva nel miele. Quanto al pane, era diffuso già nel II secolo a.C. Esso era costituito da un frumento più raffinato del grano usato dai primitivi, e anche dall'orzo.
I panettieri pompeiani sfornavano almeno dieci tipi di pane e addirittura una specie di biscotto per cani. Una delizia per il palato dei pompeiani era una salsa di pesce molto concentrata e dal sapore aspro. Si preparava con le interiora delle sardine, che venivano mescolare con pezzi di pesce sminuzzati, uova di pesce e uova di gallina. Il miscuglio, pestato e mescolato a lungo, veniva lasciato al sole o in un locale riscaldato e poi nuovamente pestato per trasformarlo in una poltiglia omogenea. Dopo sei settimane di fermentazione, il prodotto ottenuto, detto liquamen, veniva posato in un cesto dal fondo bucato. Così, mentre un residuo, considerato commestibile e noto col nome di hallec o faex, colava dal cesto, vi rimaneva il prodotto finito detto garum dal nome greco gáron, specie di pesce usato dagli orientali per questa salsa. Esisteva comunque un gran numero di salse di pesce diverse. Le migliori erano il garum excellens e il gari flos flos, estratte dalla ventresca del tonno, dallo sgombro e dalla murena (flos murae). L'hallec, ritenuta la salsa dei poveri, si preparava anche con le acciughe. Il garum veniva a volte allungato con acqua o aromatizzato con erbe, forse a motivo del suo cattivo odore. Scriveva Marziale: "Il fiato di Papilo è così forte che riesce a trasformare in puzza di garum il profumo più intenso" (Epigrammi, VII, 94). La salsa era anche un ingrediente importante nella preparazione delle polpette pompeiane a base di carne di maiale e pan bagnato nel vino cotto misto a garum. Le polpette si cuocevano infine in vino cotto insieme a foglie d'alloro. Pompei era rinomata anche per la produzione di formaggi (casei), affumicati e non, di pecora e di vacca.
per quanto riguarda le abitudini alimentari, i romani solevano fare, all'alba, una prima colazione ricca e abbondante (ientaculum), a base di carne. Verso mezzogiorno la famiglia si raccoglieva per il prandium, un pasto piuttosto leggero: pesci, uova, legumi e frutta. Più tardi, tra le tre e le quattro pomeridiane, si ritornava a casa per la cena, il pranzo principale della giornata, a cui si invitavano gli amici, intrattenuti nell'apposita sala (triclinium) da giocolieri, danzatori, musici, come racconta Plinio nel 9° libro, lettera 17. Nell'età imperiale i commensali cenavano sdraiati sui letti tricliniari. Si cominciava con la gustatio, un antipasto con uova, lattuga, ostriche innaffiate con vino e miele; poi venivano servite due o tre portate di ogni genere di carne. Gli ultimi piatti erano i dolci e la frutta. Dopo cena talvolta si beveva a volontà sotto la direzione di un arbiter bibendi, "re del convito", eletto con il lancio dei dadi, che sceglieva i vini e stabiliva la grandezza e il numero delle coppe.

L'Agricoltura Pompeiana: Un pilastro dell'economia locale

Le fonti presentano un quadro dettagliato dell'agricoltura pompeiana, evidenziandone l'importanza per l'economia della città e del territorio circostante. Pompei, situata in una zona fertile grazie alle ceneri vulcaniche, vantava una produzione agricola diversificata, con coltivazioni che andavano dai cereali alla vite, dall'olivo agli ortaggi.

Prodotti Chiave:

  • Cereali: La coltivazione dei cereali, principalmente frumento e orzo, era diffusa sia all'interno che all'esterno delle mura di Pompei. La produzione di pane era un'attività fiorente, come testimoniano i numerosi panifici presenti in città. I terreni venivano arati ripetutamente prima della semina, che avveniva tra la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno.
  • Vite: La viticoltura era una delle attività agricole più importanti a Pompei, grazie alla fertilità del suolo vulcanico e alla posizione geografica favorevole. Le fonti menzionano diverse varietà di vitigni, tra cui l'Aminea, la Murgentina (conosciuta anche come Pompeiana), l'Holconia e la Vennucula. I vini pompeiani, come il Vesuvinum e il Pompeianum, erano apprezzati anche al di fuori della Campania ed esportati in diverse regioni dell'Impero Romano.
  • Olivo: La coltivazione dell'ulivo si diffuse in Campania nel II secolo a.C. e acquisì grande importanza nell'area intorno a Pompei. La produzione di olio era un'attività fondamentale per l'economia locale, sia per il consumo alimentare che per l'illuminazione. Le olive venivano raccolte in autunno, quando cambiavano colore da verde a nero, e portate al frantoio per la produzione dell'olio.
  • Ortaggi e Frutta: Pompei era rinomata per la produzione di ortaggi e frutta, che costituivano la base dell'alimentazione dei suoi abitanti. Tra le specialità, Plinio il Vecchio cita diverse varietà di lattuga, cicoria, cipolle, aglio, broccoli, basilico, carote, crescione, porri, meloni, piselli, ceci, lenticchie, noci, nocciole e mandorle. La frutta fresca includeva mele, melograni, cotogne, pere, uva, fichi e prugne.
  • Garum: Una delle produzioni alimentari più celebri di Pompei era il garum, una salsa di pesce fermentato molto apprezzata in tutto l'Impero Romano. La famiglia degli Umbrici era particolarmente rinomata per la produzione di garum di alta qualità.

Organizzazione dell'Agricoltura:

  • Ville Rustiche: Le fonti descrivono le ville rustiche, grandi proprietà agricole che svolgevano un ruolo fondamentale nell'economia pompeiana. Queste ville erano organizzate in diverse sezioni: la pars urbana, residenza del proprietario, la pars rustica, destinata agli schiavi e al bestiame, e la pars fructuaria, dedicata alla lavorazione e alla conservazione dei prodotti. Le ville rustiche erano specializzate nella produzione di vino e olio, ma coltivavano anche cereali, frutta, legumi e ortaggi.
  • Commercio: I prodotti agricoli di Pompei venivano esportati in diverse regioni dell'Impero Romano, grazie a una rete commerciale efficiente. I negotiatores, mercanti specializzati, svolgevano un ruolo chiave nella distribuzione dei prodotti pompeiani, tra cui il vino, in mercati lontani come la Gallia e l'Africa settentrionale.

Tecniche Agricole:

  • Stagionalità: L'agricoltura pompeiana era fortemente influenzata dalla stagionalità, con attività che variavano a seconda del periodo dell'anno. Le fonti descrivono le diverse fasi dei lavori agricoli, dalla semina alla raccolta, dalla lavorazione alla conservazione dei prodotti.
  • Irrigazione: L'irrigazione era una pratica importante per garantire la produttività dei campi e degli orti. Si utilizzavano pozzi, canali e sistemi di raccolta dell'acqua piovana per irrigare le colture.
  • Conservazione: Le tecniche di conservazione dei prodotti agricoli erano fondamentali per garantire la disponibilità di cibo durante tutto l'anno. Si utilizzavano metodi come la salagione, l'affumicatura, l'essiccazione e la conservazione in aceto, salamoia, mosto o miele. L'introduzione dei barattoli in vetro facilitò la conservazione della frutta, rendendo possibile la coltivazione di nuove specie.

Conclusione:

L'agricoltura a Pompei era un'attività complessa e diversificata, che ha contribuito in modo significativo alla ricchezza e al benessere della città. La combinazione di fattori favorevoli, come la fertilità del suolo, la posizione geografica strategica e le tecniche di coltivazione avanzate, ha permesso a Pompei di diventare un importante centro di produzione e commercio agricolo.

La Stagionalità nell'Agricoltura Pompeiana

Il Ritmo delle Stagioni:

  • Semina: La semina dei cereali, come frumento e orzo, avveniva tra la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno. Questo periodo coincideva con le piogge che rendevano il terreno più fertile e adatto alla germinazione dei semi.
  • Raccolta: La raccolta dei prodotti agricoli era un momento cruciale, scandito dalle stagioni. La vendemmia si svolgeva in autunno, mentre la raccolta delle olive avveniva quando i frutti cambiavano colore da verde a nero.
  • Lavorazione: Le attività di lavorazione dei prodotti agricoli seguivano la stagionalità della raccolta. La produzione di olio e vino era concentrata nei mesi successivi alla raccolta delle olive e dell'uva.

Influenza sulla Vita Quotidiana:

  • Alimentazione: La stagionalità influenzava la dieta dei Pompeiani. La disponibilità di frutta e verdura fresca variava a seconda del periodo dell'anno. Durante l'inverno, si faceva affidamento sui prodotti conservati, come frutta secca, legumi e cereali.
  • Feste e Rituali: Alcune festività religiose erano legate al ciclo delle stagioni e alle attività agricole. Ad esempio, le Vinalia, feste in onore del dio Bacco, celebravano la vendemmia.

Tecniche di Conservazione:

  • Essiccazione: Frutta, verdura e erbe aromatiche venivano essiccate al sole per essere conservate durante l'inverno.
  • Salagione: La carne, il pesce e alcuni ortaggi venivano conservati sotto sale per prolungarne la durata.
  • Conservazione in Olio e Aceto: L'olio d'oliva e l'aceto erano utilizzati per conservare diversi alimenti, come olive, verdure e funghi.

Conclusioni:

La stagionalità era un elemento fondamentale nell'agricoltura pompeiana e influenzava profondamente la vita della città. La conoscenza dei cicli naturali e l'abilità nell'adattare le attività agricole alle diverse stagioni erano essenziali per garantire la sussistenza e il benessere della popolazione.

Le Conserve Alimentari a Pompei: Un'Arte per la Sopravvivenza

Le conserve alimentari rivestivano un ruolo cruciale nella vita quotidiana dei Pompeiani, garantendo la disponibilità di cibo durante tutto l'anno e nei periodi di scarsità. Le fonti illustrano le diverse tecniche utilizzate per la conservazione degli alimenti, evidenziando l'ingegno e la conoscenza dei Pompeiani in materia di conservazione.

Importanza delle Conserve:

  • Stagionalità: L'agricoltura a Pompei, come abbiamo discusso in precedenza, era fortemente influenzata dalla stagionalità. La conservazione degli alimenti era essenziale per superare i periodi di scarsità e garantire una dieta varia durante tutto l'anno.
  • Sopravvivenza: Le conserve rappresentavano una forma di assicurazione contro gli imprevisti, come carestie o eventi naturali che potevano compromettere i raccolti.

Tecniche di Conservazione:

Le fonti descrivono diverse tecniche di conservazione, tra cui:

  • Essiccazione: La frutta, la verdura e le erbe aromatiche venivano essiccate al sole per ridurre il contenuto di acqua e impedire la proliferazione di batteri. La frutta essiccata poteva essere consumata direttamente o reidratata in acqua.
  • Salagione: La carne, il pesce e alcuni ortaggi venivano conservati sotto sale per inibire la crescita di microrganismi. La salagione era una tecnica particolarmente efficace per la conservazione a lungo termine.
  • Affumicatura: L'affumicatura era un metodo utilizzato per conservare la carne e il pesce, esponendoli al fumo di legna. Il fumo conferiva agli alimenti un sapore caratteristico e contribuiva a preservarli dalla decomposizione.
  • Conservazione in Aceto e Salamoia: L'aceto e la salamoia erano soluzioni acide che impedivano la crescita di batteri. Le olive, le verdure e i funghi venivano conservati in aceto o salamoia per prolungarne la durata.
  • Conservazione in Mosto o Miele: Il mosto d'uva e il miele erano utilizzati come conservanti naturali per la frutta. La frutta conservata in miele era un precursore della marmellata.

Innovazioni:

  • Barattoli in Vetro: L'introduzione dei barattoli in vetro, come descritto da Columella, rappresentò un'importante innovazione nella conservazione degli alimenti. I barattoli di vetro, prodotti a stampo, offrivano diversi vantaggi: erano impermeabili all'aria, non conservavano gli odori e potevano essere riutilizzati.

Esempi Specifici:

Le fonti forniscono esempi dettagliati di conserve alimentari a Pompei:

  • Uva: L'uva veniva conservata intatta immergendola in acqua bollita e sigillando il contenitore con pece e gesso.
  • Mele: Le mele mature venivano conservate in cassette di legno rivestite di carta e sigillate, mentre quelle non ancora mature venivano conservate nella segatura di pioppo o abete.
  • More: Il succo di more veniva mescolato con mosto cotto e conservato in vasi di vetro insieme alle more.
  • Tartufi: I tartufi venivano conservati a strati in vasi, separati da segatura secca, e sigillati.
  • Mele Cotogne: Le mele cotogne venivano conservate in vasi di vetro, immerse nel miele.

Conclusioni:

La conservazione degli alimenti era un'arte fondamentale per i Pompeiani, che utilizzavano una varietà di tecniche per preservare i prodotti agricoli e garantire la propria sussistenza durante tutto l'anno. Le fonti evidenziano l'importanza della stagionalità e l'ingegno dei Pompeiani nell'adattare le tecniche di conservazione alle diverse tipologie di alimenti.

Un Viaggio nella Gastronomia Pompeiana: Alla Scoperta delle Ricette

Le fonti offrono uno spaccato affascinante sulla cucina pompeiana, rivelando un'alimentazione varia e ricca di sapori, influenzata dalla stagionalità e dalle tradizioni culinarie del mondo romano. Sebbene manchino veri e propri libri di ricette pompeiane, le fonti, come i testi di Apicio e Columella, offrono preziose informazioni sulle preparazioni culinarie dell'epoca, permettendoci di ricostruire un quadro dettagliato delle ricette pompeiane.

Ingredienti Tipici:

  • Verdure e Frutta: La cucina pompeiana era caratterizzata dall'uso abbondante di verdure e frutta, coltivate localmente o importate da altre regioni dell'Impero Romano. Plinio il Vecchio elenca una vasta gamma di ortaggi, tra cui lattuga, cicoria, cipolle, aglio, broccoli, basilico, carote, crescione, porri, meloni, piselli, ceci, lenticchie, noci, nocciole e mandorle. La frutta fresca includeva mele, melograni, cotogne, pere, uva, fichi e prugne.
  • Cereali: Il pane era un alimento base nella dieta pompeiana, come testimoniano i numerosi panifici presenti in città. I cereali, principalmente frumento e orzo, venivano macinati per produrre farina, utilizzata per la preparazione di pane, focacce e altri prodotti da forno.
  • Carne e Pesce: La carne, principalmente di maiale e di pecora, era consumata lessa, arrosto o farcita. Il pesce, fresco o conservato, era un altro ingrediente importante nella cucina pompeiana. Tra le specie più comuni si citano crostacei, frutti di mare, triglie e sardine.
  • Garum: Il garum, una salsa di pesce fermentato, era un condimento fondamentale nella cucina romana e pompeiana. A Pompei, la famiglia degli Umbrici era rinomata per la produzione di garum di alta qualità.
  • Spezie ed Erbe Aromatiche: I Pompeiani utilizzavano una varietà di spezie ed erbe aromatiche per insaporire i piatti, come pepe, cumino, coriandolo, ruta, menta, origano e finocchio.

Ricette e Preparazioni:

Le fonti offrono una panoramica sulle ricette e le tecniche di preparazione utilizzate a Pompei:

  • Tartufi: I tartufi, considerati una prelibatezza, venivano cucinati in vari modi. Una ricetta di Apicio prevede la lessatura dei tartufi, seguita da una cottura in un sugo a base di olio, garum, vino, pepe e miele.
  • Funghi: I funghi, in particolare i finferli e i porcini, erano apprezzati nella cucina pompeiana. Apicio descrive diverse ricette per cucinare i funghi, lessati, conditi con salsa di vino, pepe e olio, o serviti con vino dolce cotto e coriandolo.
  • Zucca: Le zucche venivano preparate in diversi modi, ad esempio come antipasto, lessate e condite con garum, olio e vino, o fritte e condite con salsa di vino e pepe.
  • Olive: Le olive verdi, non ancora mature, venivano utilizzate per preparare un gustoso pasticcio, schiacciate o tagliate, mescolate con sale e semi di finocchio, e coperte con mosto cotto.
  • Castagne: Le castagne, un prodotto autunnale, venivano cucinate in una zuppa simile alle lenticchie, condite con pepe, cumino, semi di coriandolo, menta, ruta, laser, puleggio, aceto, miele, garum e olio.

Influenze e Tradizioni:

La cucina pompeiana era influenzata dalle tradizioni culinarie del mondo romano e dalle regioni limitrofe. L'uso del garum, ad esempio, era una pratica diffusa in tutto l'Impero Romano. La coltivazione di alcuni prodotti, come la vite e l'ulivo, era stata introdotta in Campania in epoche precedenti, influenzando le abitudini alimentari dei Pompeiani.

Conclusioni:

Le fonti offrono un quadro affascinante della cucina pompeiana, rivelando un'alimentazione varia e ricca di sapori, influenzata dalla stagionalità e dalle tradizioni culinarie del mondo romano. Le ricette e le tecniche di preparazione descritte nelle fonti ci permettono di apprezzare l'ingegno e la raffinatezza dei cuochi pompeiani, capaci di creare piatti gustosi e originali utilizzando gli ingredienti a loro disposizione.

FAQ sul Cibo, la Conservazione, l'Agricoltura e l'Alimentazione dei Pompeiani

1. Quali erano gli alimenti base della dieta pompeiana?

La dieta dei Pompeiani era basata principalmente su verdure, frutta e pane. Plauto, un commediografo romano, chiamava i Romani "mangiatori di erbe", a testimonianza dell'importanza degli ortaggi nella loro alimentazione. Le fonti archeologiche hanno rivelato la presenza di numerosi tipi di verdura, tra cui lattuga, cicoria, cipolle, aglio, broccoli, basilico, carote, crescione, porri, meloni, piselli, ceci e lenticchie. La frutta fresca era altrettanto diffusa, con mele, melograni, cotogne, pere, uva, fichi e prugne tra i frutti più consumati. Il pane, prodotto con frumento raffinato e orzo, era un alimento fondamentale, con i panettieri pompeiani che sfornavano almeno dieci tipi diversi di pane.

2. Come influiva la stagionalità sulla dieta dei Pompeiani?

La stagionalità giocava un ruolo fondamentale nell'agricoltura e nell'alimentazione a Pompei. La disponibilità di frutta e verdura fresca variava a seconda del periodo dell'anno. Durante l'inverno, si faceva affidamento sui prodotti conservati, come frutta secca, legumi e cereali. Le fonti storiche descrivono le diverse attività agricole svolte in ogni stagione, dalla semina alla raccolta, alla lavorazione dei prodotti. Ad esempio, la vendemmia si svolgeva in autunno, mentre la raccolta delle olive avveniva quando i frutti cambiavano colore da verde a nero.

3. Quali tecniche di conservazione degli alimenti utilizzavano i Pompeiani?

I Pompeiani utilizzavano diverse tecniche per conservare gli alimenti e garantire la disponibilità di cibo durante tutto l'anno:

  • Essiccazione: La frutta, la verdura e le erbe aromatiche venivano essiccate al sole per ridurre il contenuto di acqua e impedire la proliferazione di batteri.
  • Salagione: Carne, pesce e alcuni ortaggi venivano conservati sotto sale per inibire la crescita di microrganismi.
  • Conservazione in salamoia o aceto: Ortaggi venivano conservati in salamoia o aceto per l'inverno, mentre la frutta veniva essiccata o immersa nel miele.
  • Conservazione in mosto o miele: Il mosto d'uva e il miele venivano utilizzati per conservare la frutta.

4. Quali erano le ricette tipiche della cucina pompeiana?

Le fonti offrono un quadro interessante della cucina pompeiana, con ricette che utilizzavano gli ingredienti tipici della regione:

  • Tartufi: I tartufi venivano lessati e poi cucinati in un sugo a base di olio, garum, vino, pepe e miele.
  • Funghi: I funghi venivano lessati e conditi con salsa di vino, pepe e olio, oppure serviti con vino dolce cotto e coriandolo.
  • Zucca: La zucca era consumata come antipasto, lessata e condita con garum, olio e vino, oppure fritta e condita con salsa di vino e pepe.
  • Olive: Le olive verdi venivano utilizzate per preparare un pasticcio, schiacciate o tagliate, mescolate con sale e semi di finocchio, e coperte con mosto cotto.
  • Castagne: Le castagne venivano cucinate in una zuppa simile alle lenticchie, condite con pepe, cumino, semi di coriandolo, menta, ruta, laser, puleggio, aceto, miele, garum e olio.

5. Che ruolo aveva il garum nella cucina pompeiana?

Il garum, una salsa di pesce fermentato, era un condimento fondamentale nella cucina romana e pompeiana. A Pompei, la famiglia degli Umbrici era rinomata per la produzione di garum di alta qualità. Il garum veniva prodotto con le interiora di sardine, mescolate a pezzi di pesce, uova di pesce e uova di gallina. Il composto veniva lasciato fermentare per diverse settimane e poi filtrato per ottenere il garum. Esistavano diverse qualità di garum, con il garum excellens e il gari flos flos, estratti dalla ventresca del tonno, dallo sgombro e dalla murena, considerati i più pregiati.

6. Oltre all'alimentazione, come utilizzavano i Pompeiani i prodotti agricoli?

I prodotti agricoli a Pompei non venivano utilizzati solo per l'alimentazione, ma anche per altri scopi:

  • Vino: Il vino, prodotto con le uve coltivate alle pendici del Vesuvio, era una delle principali produzioni di Pompei. Il vino pompeiano era esportato anche in altre regioni dell'Impero Romano.
  • Lana: L'industria tessile era fiorente a Pompei, con la lana proveniente dai greggi della regione. La lana veniva lavorata per produrre tessuti e feltro, utilizzati per la fabbricazione di abiti, cappelli, mantelli e coperte.
  • Profumi: Pompei era nota per la produzione di profumi, realizzati con fiori ed erbe aromatiche coltivate localmente.

7. Quali erano le abitudini alimentari dei Pompeiani?

I Pompeiani seguivano le abitudini alimentari tipiche del mondo romano, con tre pasti principali:

  • Ientaculum: Una colazione abbondante consumata all'alba, spesso a base di carne.
  • Prandium: Un pasto leggero consumato a mezzogiorno, a base di pesce, uova, legumi e frutta.
  • Cena: Il pasto principale della giornata, consumato nel tardo pomeriggio o sera.

8. Come si svolgeva una cena a Pompei?

La cena era un momento importante della giornata per i Pompeiani, un'occasione per socializzare e gustare cibi prelibati. I commensali si sdraiavano su letti tricliniari disposti intorno alla mensa. La cena iniziava con la gustatio, un antipasto a base di uova, lattuga e ostriche, innaffiate con vino e miele. Seguivano diverse portate di carne, pesce e verdure, condite con spezie ed erbe aromatiche. La cena si concludeva con dolci e frutta, accompagnati da vino.

9. Quali erano le differenze tra l'alimentazione dei ricchi e dei poveri a Pompei?

Come in ogni società, a Pompei l'alimentazione variava a seconda dello status sociale:

  • Ricchi: I ricchi potevano permettersi cibi costosi e raffinati, come carne, pesce fresco, frutti di mare, tartufi e garum di alta qualità. Organizzavano banchetti sontuosi con numerose portate e vini pregiati.
  • Poveri: I poveri si nutrivano con cibi semplici ed economici, come pane nero, legumi, verdure e piccoli pesci conservati.

10. Come venivano cucinati i cibi a Pompei?

Le cucine pompeiane erano dotate di focolari, forni e diversi utensili per la preparazione dei cibi. Gli alimenti venivano cucinati lessati, arrosto, fritti o al forno. L'uso di spezie ed erbe aromatiche era diffuso per insaporire i piatti.

Bibliografia essenziale:

J.André, L'alimentation et la cuisine à Rome, Parigi 1981.
A.Dosi, F.Schnell, A tavola con i Romani Antichi, Roma 1984.
E.Salza Prina Ricotti, L'arte del convito nella Roma antica, Roma 1983.
E.Salza Prina Ricotti, Ricette della cucina romana a Pompei, Roma 1993.
Sito web del Parco Archeologico di Pompei: pompeiisites.org

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