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La vita dei bambini a Pompei non era poi così diversa da quella dei bambini in altre città dell'Impero Romano. Rituali, cerimonie ed educazione erano simili, così come i giochi e gli svaghi.

Nascita e primi anni:

  • La nascita era un momento rischioso sia per le madri che per i bambini, con un'alta mortalità infantile.
  • I neonati venivano avvolti in fasce di lana per proteggerli dal freddo e favorire la crescita dritta degli arti. Plinio il Vecchio considerava questa pratica una forma di schiavitù.
  • Per allontanare il malocchio, si tracciava un segno sulla fronte del neonato con la saliva e si usavano amuleti per proteggerlo dagli spiriti maligni.
  • Si invocavano divinità come Giunone ed Ercole per la protezione del neonato.
  • Ai neonati veniva messa al collo una bulla, un ciondolo contenente un portafortuna, che li avrebbe accompagnati fino all'età adulta.
  • L'allattamento e lo svezzamento erano compiti materni nelle famiglie modeste, mentre le famiglie benestanti affidavano i bambini a balie e nutrici.
  • Le nutrici raccontavano ai bambini favole mitologiche e fiabe con animali parlanti che insegnavano precetti morali, come quelle di Esopo e Fedro.
  • Divinità minori come Vagitanus, Ossifraga e Statilina venivano invocate per proteggere i bambini nelle diverse fasi della crescita.

Giochi e svaghi:

  • I bambini più piccoli si divertivano con sonagli colorati chiamati crepitacula e crepundia, collane con pendagli rumorosi.
  • I poppatoi in terracotta a forma di animaletti potevano essere trasformati in sonagli una volta svuotati.
  • I bambini più grandi giocavano con animaletti in terracotta o stoffa, corde per saltare, aquiloni, trottole, yo-yo e bambole.
  • Le bambole erano realizzate in legno, terracotta o avorio e rappresentavano sempre giovani donne.
  • I giochi con le noci erano così diffusi che l'espressione "rinunciare alle noci" indicava il passaggio a una fase successiva dell'infanzia.
  • Il gioco del trochus, in cui si spingeva un grande cerchio con una bacchetta, era popolare tra i ragazzi e spesso si organizzavano gare.
  • I giochi con la palla erano comuni e la palla assumeva nomi diversi a seconda del gioco: pila lusoria, pila trigonalis.
  • I bambini usavano anche carretti in legno, terracotta o bronzo, chiamati plostrum o plostellum, per simulare gare.
  • Giocattoli e svaghi accompagnavano i bambini per tutta l'infanzia e venivano spesso deposti nelle tombe in caso di morte prematura.
  • L'abbandono dei giocattoli, dedicati agli dei, segnava il passaggio all'età adulta.

Educazione:

  • Educazione elementare: Tra i quattro e i sei anni, i bambini iniziavano a imparare a leggere, scrivere e far di conto.
    • Nelle famiglie benestanti, l'istruzione era impartita a casa da nutrici o precettori greci.
    • I bambini imparavano sia il latino che il greco.
    • Le scuole pubbliche erano gestite da maestri privati che venivano pagati dalle famiglie.
    • A Pompei, c'erano scuole pubbliche nei portici del Foro e della Palestra Grande.
    • I maestri di scuola spesso venivano pagati poco e in ritardo.
    • Gli alunni imparavano l'alfabeto, la lettura, la scrittura e il calcolo.
    • Il sistema numerale romano era duodecimale e non prevedeva l'uso dello zero.
    • I calcoli venivano eseguiti con un pallottoliere e i risultati delle operazioni principali erano imparati a memoria.
    • I maestri erano responsabili dell'educazione e del comportamento degli alunni e spesso ricorrevano a punizioni corporali con verghe o bacchette di ferula.
  • Istruzione superiore: Dopo l'istruzione elementare, l'educazione del fanciullo era affidata al gramaticus.
    • Si studiavano la lingua e la letteratura greca e latina, la storia, la geografia, la fisica e l'astronomia.
    • Gli alunni imparavano a leggere e recitare i testi di poeti e storici, studiandone la metrica e lo stile.
    • Le esercitazioni erano sia orali che scritte e il maestro valutava i saggi e organizzava dimostrazioni pubbliche.
    • Anche i grammatici spesso si trovavano in difficoltà economiche.
    • Tra i dodici e i quattordici anni, i ragazzi che volevano proseguire gli studi potevano frequentare le scuole dei rhetores, specializzate nell'oratoria e nell'eloquenza.
    • I discentes si esercitavano in gare di oratoria, tenendo discorsi immaginari a personaggi celebri (suasoriae) o arringhe di difesa in processi fittizi (controversiae).
    • I giovani più fortunati completavano la loro educazione con un soggiorno in Grecia.
    • I maestri di istruzione superiore a Pompei godevano di un alto prestigio e spesso si impegnavano nella propaganda elettorale.

Transizione all'età adulta:

  • L'ingresso nell'età adulta era segnato da rituali specifici.
  • Le ragazze, intorno ai dodici anni, sacrificavano le loro bambole a Venere ormai pronte al matrimonio..
  • I ragazzi, intorno ai quindici-sedici anni, entravano nella società con cerimonie che si tenevano in marzo.

Ulteriori informazioni sull'infanzia a Pompei:

  • Gli scavi archeologici hanno portato alla luce disegni di gladiatori e scene di caccia realizzati da bambini di 5-7 anni sui muri di un cortile di servizio nella Casa del Cenacolo Colonnato. Questi disegni suggeriscono che i bambini di Pompei erano esposti a forme estreme di violenza fin dalla tenera età.

Conclusioni:

L'archeologia di Pompei offre un'affascinante panoramica sulla vita dei bambini e dei giovani nell'antica Roma. Grazie ai reperti e alle testimonianze, possiamo ricostruire i loro giochi, l'educazione, i rituali e le abitudini, offrendo uno sguardo unico su un mondo perduto.

Bibliografia essenziale:

S. Dixon, The Roman mother, 1988
R.Etienne, La vita quotidiana a Pompei, Milano 1973
C. Fayer, La famiglia romana, Roma 1995
Stanley F. Bonner, L'educazione nell'antica Roma, Roma 1986

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