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In esposizione all'antiquarium di Pompei

Apre al pubblico il 25 gennaio 2021, nel suo rinnovato allestimento, l’Antiquarium  di Pompei, spazio museale dedicato all’esposizione permanente di reperti che illustrano  la storia di Pompei. 

L’edificio fu soggetto a vicende alterne. Inaugurato da Giuseppe Fiorelli nel 1873 circa e ampliato  da Amedeo Maiuri a partire dal 1926, nel 1943 subì i danni del bombardamento che portò alla  distruzione di una intera sala e alla perdita di diversi reperti. Seguì un nuovo allestimento nel  1948. Ma ancora nel 1980, il terremoto ne determinò nuovamente la chiusura per ben 36 anni  e solo nel 2016, è stato possibile riaprirlo con ambienti dedicati ad esposizioni temporanee. 

Oggi si restituisce alla pubblica fruizione uno spazio, completamente rinnovato,  che rimanda a quella che fu la prima concezione museale di Amedeo Maiuri e che  costituirà un percorso di introduzione alla visita del sito.  

Attraverso i reperti più rilevanti è ripercorsa la storia di Pompei dall’età sannitica  (IV secolo a.C.) fino alla tragica eruzione del 79 d.C., con particolare evidenza  all’inscindibile relazione con Roma.  

Oltre a celebri testimonianze dell’immenso patrimonio pompeiano, come gli affreschi  della Casa del Bracciale d’oro, gli argenti di Moregine o il triclinio della Casa del Menandro,  sono qui esposti anche i rinvenimenti dei più recenti scavi condotti dal Parco Archeologico:  dai frammenti di stucco in I stile delle fauces della Casa di Orione al tesoro di amuleti  della Casa con Giardino, agli ultimi calchi delle vittime dalla villa di Civita Giuliana.  

L’allestimento, curato da COR arquitectos & Flavia Chiavaroli, è caratterizzato da una forte  luminosità e riporta all’atmosfera dell’Antiquarium pensato da Amedeo Maiuri, grazie anche  al recupero spaziale delle gallerie originali, al restauro delle vetrine espositive degli anni  cinquanta e ad una loro rivisitazione. L’organizzazione è stata a cura di Electa. 

Percorso espositivo 

SUMMA POMPEIANA  

La scoperta di Pompei nel 1748 porta a un’immagine nuova dell’Antico, che racconta gli aspetti della vita  domestica e quotidiana. 

Goethe nel 1786, vinto dallo stupore per quella quotidianità ritrovata, esclama: “Molte sciagure sono accadute  nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità. Credo sia difficile vedere qualcosa di più  interessante”.  

Pompei offre per la prima volta la possibilità di trovarsi in una città media dell’Italia antica, all’interno di case  con pareti decorate con affreschi che potevano riprodurre semplici partizioni architettoniche o raccontare  dei miti e con tavoli in marmo dove il proprietario esponeva i propri oggetti più preziosi.  Biografie di uomini e di oggetti di cui a volte possiamo seguire tutto il percorso di vita fino al ritratto posto  sulla propria tomba. 

La prima sala è una sorta di presentazione, tramite pezzi iconici, dei vari momenti storici, offrendo una  “summa pompeiana”, che introduce alla visita. 

  

PRIMA DI ROMA 

Il “Secolo Oscuro” 

Durante l’età arcaica (VII-VI secolo a.C.) Pompei conobbe un grande sviluppo urbano, grazie alla forte influenza  esercitata dalle città magno-greche ed etrusche presenti nell’area del Golfo di Napoli. 

Furono pianificate grandi aree pubbliche come la piazza principale, costruiti templi (il santuario di Apollo  e quello di Atena presso il Foro Triangolare), edificate abitazioni e la città venne difesa da mura di oltre  3 chilometri.  

Il V secolo a.C. coincide con un profondo periodo di crisi: i templi non sono più frequentati, le mura  abbandonate e si registra un significativo calo demografico. 

È una crisi che riguarda quasi tutta l’Italia centro-meridionale, dovuta anche allo stanziamento di nuovi popoli  provenienti dall’area appenninica: fra questi i Sanniti, che si stabilirono a Pompei e nella Valle del Sarno. Le tombe sannitiche del IV sec. a.C., scoperte al di sotto della necropoli romana di Porta Ercolano, con gli  oggetti di corredo, in genere riferibili alla pratica del banchetto rituale, gettano luce su questa fase ancora  oscura. 

La fase dell’alleanza con Roma 

Nel 308 a.C., due anni dopo aver subito la devastazione del proprio territorio ad opera dei Romani, le città  della Valle del Sarno stipulano un trattato di alleanza con Roma: i fatti, narrati dallo storico romano Livio,  costituiscono la prima testimonianza storica su Pompei.  

Il suo ingresso fra le città federate coincide con una notevole attività edilizia che si riflette nella ristrutturazione del  Tempio Dorico e in una rinnovata attenzione al culto di Apollo e, soprattutto, nella costruzione di un nuovo circuito  murario, edificato con il sistema ad agger utilizzato anche a Roma.  

Il restauro dell’antico Tempio Dorico del Foro Triangolare, in particolare, è documentato da una metopa in  tufo raffigurante un episodio mitico (il supplizio di Issione o la costruzione della nave Argo) e da una serie di  lastre di protezione in terracotta raffiguranti Minerva ed Ercole. 

A partire dai primi decenni del III secolo a.C. inizia a svilupparsi la Pompei che tutti conosciamo, con le sue  strade, allora semplici battuti, i suoi edifici pubblici e le sue abitazioni.

Il “secolo d’oro” di Pompei 

Il II secolo a.C. può essere definito il “secolo d’oro” della città.  

Seguendo le tappe della conquista romana in Oriente, gruppi di mercanti provenienti dalle città costiere della  Campania raggiungono i principali porti del Mediterraneo: Delo, Rodi e Alessandria.  Come le altre importanti città della Campania, anche Pompei rinnovò e moltiplicò in pochi decenni i propri  monumenti.  

Presso il Tempio Dorico furono costruiti un teatro, alcuni templi destinati a culti stranieri fra cui quello  dedicato all’egiziana Iside, una serie di edifici per la formazione fisica, culturale e militare dell’élite locale  come la Palestra Sannitica e la domus publica.  

Poco lontano venne eretto il più antico edificio termale della città, le Terme Stabiane. Nell’area del Foro Civile  fu interamente ricostruito il santuario di Apollo e intorno alla piazza, circondata da tabernae, si affacciarono  nuovi monumenti, ispirati a quelli presenti a Roma: il tempio di Giove, la Basilica e, poco distante, il mercato  pubblico (macellum). 

Mercatores 

L’attività dei mercanti pompeiani nel bacino del Mediterraneo è ben nota fin dal II secolo a.C.  Iscrizioni di cittadini pompeiani sono state ritrovate sia a Delo, il più famoso porto dell’Egeo e crocevia globale  di genti e di merci, sia nelle province ispaniche, dove le principali attività erano collegate allo sfruttamento  minerario e al traffico degli schiavi. Una serie di oggetti esposti attesta l’arrivo di merci dall’Oriente e  dall’Occidente del Mediterraneo, scambiate con rinomati prodotti locali, fra cui il vino e il garum: fra questi  spiccano vasi e coppe da banchetto di produzione egea, piccoli contenitori di provenienza iberica e una  quantità notevole di anfore rodie e puniche. 

Privata luxuria 

L’“immagine di Roma” era ben presente percorrendo le vie della città. Grandi case, talvolta perfino più  lussuose di quelle presenti a Roma – dove l’angustia dei luoghi consentiva spesso solo un pericoloso sviluppo  verticale – si aprivano sulle strade con alti portali.  

In esse si poteva ammirare la vasta solennità di atri adatti a ricevere decine di visitatori ogni giorno per la  cerimonia della salutatio e la sontuosità di ariosi peristili, dove gli ospiti erano accolti in sale da banchetto  che richiamavano le magnifiche architetture della Grecia ellenistica.  

Gli ingressi erano spesso segnalati da ricchi capitelli scolpiti di tufo, raffiguranti la trasfigurazione dei  proprietari nella perfetta coppia maritale. 

Anche i ceti intermedi godevano di un sereno benessere: le loro case erano più piccole ma decorate con  ricercatezza, e in alcune si allestirono anche dei bagni privati. 

ROMA VS POMPEI 

Obsidio  

Nel corso della dura e sanguinosa Guerra Sociale, che vide Roma opporsi agli alleati Italici (91-89 a.C.),  Pompei aderì alla coalizione degli insorti e le fonti antiche testimoniano l’intervento diretto di Silla contro  la città nell’89 a.C.  

L’archeologia ci mostra i segni di questo assedio: lungo il settore nord-ovest delle mura sono ancora visibili  i fori lasciati dai proiettili lanciati dalle catapulte.  

Una preziosa serie di iscrizioni in lingua osca documenta il sistema di difesa messo in atto dai pompeiani:  le milizie scelte erano disposte in difesa di singoli settori delle mura, gli ausiliari raggruppati presso le  principali aree pubbliche e lungo i percorsi indicati con il nome delle antiche strade di Pompei, fra le quali  si ricordano la víu sarinu (Via Salaria) e la víu mefíu (Via Mediana).

POMPEIS DIFFICILE EST 

Colonia Cornelia Veneria Pompeianorum 

Un’espressione proverbiale attribuita a Cicerone ricordava che era più facile fare carriera a Roma che  a Pompei.  

La creazione di una colonia di veterani dell’esercito di Silla nell’80 a.C., Colonia Cornelia Veneria  Pompeianorum, cambiò per sempre la vita della città.  

La classe dirigente sannitica fu sostituita anche brutalmente dai nuovi arrivati e Pompei assunse l’aspetto  di una città romana dotandosi di edifici allora in voga, come il teatro per le rappresentazioni musicali  (l’Odeion) e l’anfiteatro. Lungo le strade che uscivano dalla città furono create grandi necropoli monumentali,  simili a quelle di Roma, e il suburbio venne popolato da grandi ville aristocratiche (come la Villa dei Misteri)  e da una miriade di piccole fattorie, il cui aspetto ci è testimoniato da Villa Regina a Boscoreale. 

TOTA ITALIA 

Pompei Augustea  

La lealtà di Pompei al nuovo sistema di potere creato da Augusto e dai suoi successori fu celebrata da una serie  di monumenti sul lato orientale del Foro, costruiti da magistrati e da potenti personaggi locali, spesso donne  come nell’Edificio di Eumachia.  

Poco lontano dalla piazza fu ristrutturato il Macellum, luogo di riunione della potente congregazione degli  Augustales e venne costruito su suolo privato il Tempio della Fortuna Augusta.  

Nel lato opposto della città, l’enorme Palestra Grande fu destinata alla formazione fisica e culturale della  gioventù pompeiana.  

Lavori di ammodernamento interessarono l’antico teatro, dove l’ardita realizzazione dell’architetto M. Artorius  Primus definì uno spazio al tempo stesso ludico e sacrale, nel quale la gigantesca statua di Augusto compariva  al centro della scena.  

Lo stesso avvenne nel Tempio di Venere, ristrutturato come luogo celebrativo delle origini della gens Iulia. Nelle case e nei più sontuosi mausolei, le statue e i ritratti dell’élite locale si ispiravano alle pose e alla foggia  di quelli della famiglia imperiale, a cui rendevano esplicito omaggio di lealtà. 

HIC HABITAT FELICITAS 

Vivere nel lusso 

Durante l’età giulio-claudia (27 a.C.-68 d.C.) Pompei godette di un rapporto diretto con la corte imperiale,  che sotto Tiberio e Nerone soggiornò lungamente nell’area del Golfo, fra Capri e Baia.  Un graffito ricorda forse la residenza in città di una delle mogli di Caligola e Svetonio narra che un figlio di  Claudio vi trovò la morte durante un tragico gioco infantile.  

Le ville e le case in città dell’aristocrazia e dei nuovi ricchi mostrano nell’articolazione architettonica degli  spazi e negli arredi in marmo, bronzo e argento un nuovo gusto, anche filellenico e antiquario, una ricercatezza  e un’esibizione di lusso che attestano un benessere socio-economico. Tra tutti si ricordano gli arredi della Casa  del Menandro (appartenuta a un ramo della famiglia di Poppea Sabina, moglie di Nerone) e il prezioso tesoro  di argenti rinvenuto a Moregine. Tra le scoperte più recenti, gli scavi della Regio V hanno restituito reperti di  grande rilievo. Nel 58 d.C. Tacito racconta una grande rissa scatenatasi nell’anfiteatro, che vide contrapposti  Nucerini e Pompeiani e che alla fine lasciò sul campo decine di vittime.  

L’episodio causò una dura repressione da parte del Senato romano, che vietò i combattimenti gladiatori in città  per quindici anni.

A FUNDAMENTIS REFICERE 

Ma il mondo “dorato” della prima età imperiale cessa, in parte, di esistere a causa di un evento terribile, che trova  eco nei rilievi della Casa di Cecilio Giocondo: il terremoto, anzi un lungo sciame sismico, più che un unico evento.  Sotto il consolato di Regolo e di Virginio, Seneca ricorda che: 

Pompei, frequentata città della Campania […]  

è sprofondata a causa di un terremoto che ha devastato tutte  

le regioni adiacenti e che ciò è avvenuto proprio nei giorni invernali  

che i nostri antenati garantivano essere al sicuro da un pericolo  

del genere. Questo terremoto si è verificato alle None di Febbraio,  

sotto il consolato di Regolo e di Virginio, ed ha devastato  

con gravi distruzioni la Campania, regione che non era stata  

mai al sicuro da queste calamità e che ne era sempre uscita  

indenne, anche se tante volte morta di paura […] A questi danni  

se ne aggiungono altri: è morto un gregge di seicento pecore,  

alcune statue si sono rotte, alcuni dopo questi fatti sono andati  

errando con la mente sconvolta e non più padroni di sé.  

(Seneca, Questioni Naturali, 6, 1, 1-2.)

Structores et pictores 

Per l’enorme lavoro di ricostruzione della città non potevano essere sufficienti le poche officine di muratori  (structores) o di decoratori (pictores) presenti in città al momento del terremoto.  

Dopo lo sgombero delle macerie, dovettero intervenire decine di imprese specializzate provenienti  da altre località, meno colpite o uscite indenni dal sisma.  

E tutte queste maestranze composte da schiavi, lavoratori salariati, architetti, muratori, pittori e mosaicisti,  dovevano risiedere a lungo in città o giungere quotidianamente dai centri vicini; e tutti dovevano mangiare,  dormire, riposarsi.  

Una città raddoppiata, per la quale bisognava costruire locande, luoghi di ristoro, alloggi, postriboli:  in una parola la Pompei che oggi conosciamo percorrendo le sue principali strade. 

L’ULTIMO GIORNO 

Prima dell’eruzione, il Vesuvio appariva come una fertile montagna, le cui pendici erano occupate da ville  rustiche dedite alla produzione di vino.  

Nella convinzione di trovarsi in un luogo protetto dagli dei, i pompeiani vivono senza immaginare di essere  sull’orlo di un vulcano.  

Il 24 agosto o il 24 ottobre del 79 d.C., come suggeriscono recenti studi e scoperte, il Vesuvio riversa una  pioggia di lapilli e frammenti litici su Pompei: l’eruzione durò fino al giorno dopo facendo crollare i tetti  e mietendo le prime vittime.  

I pompeiani tentarono di ripararsi nelle case o sperarono nella fuga, camminando sul letto di pomici  che si andava formando, alto ormai più di 2 metri.  

Ma alle 7.30 del giorno successivo una scarica violentissima di gas tossico e cenere ardente devastò la città:  essa si infiltrò dovunque, sorprendendo chiunque cercasse di sfuggire e rendendo vana ogni difesa.  Una pioggia di cenere finissima, depositata per uno spessore di circa 6 metri, aderì alle forme dei corpi  e alle pieghe delle vesti e avvolse ogni cosa. 

Immagini dal percorso museale

Antiquarium, ingresso da:

Porta Marina (Via Villa dei Misteri) Piazza Esedra (piazza Porta Marina Inferiore) 

promosso da Parco Archeologico di Pompei 

organizzazione, produzione e comunicazione Electa 

orari: dal 1 novembre al 31 marzo: 9.00 - 17.00 (ultimo ingresso 15.30) 

biglietti: L’accesso all’Antiquarium è incluso nel  biglietto di ingresso agli scavi  

Fonte: Parco Archeologico di Pompei

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