Tipico esempio di piccola casa per il ceto medio pompeiano, stretta e allungata, l’edificio risale all’età sannitica ed è costruito interamente in opus incertum con blocchetti in lava vesuviana e calcare del Sarno. Rispetto alle grandi case, questa sembra un’abitazione in miniatura che sfrutta vari espedienti per guadagnare spazio: si sviluppa infatti su due livelli, con il superiore dotato di un lungo balcone affacciato su Via dell’Abbondanza. Nella carenza di spazio interno, i vani scala avevano anche altre funzioni, come quello aperto sulla strada che conservava una decina di pettini da tessitore, circostanza che ha fatto pensare anche alla funzione di bottega tessile. L’atrio ha l’impluvio con il pavimento rivestito a mosaico e al centro la bocca della cisterna in asse con l’ingresso (fauces); le pareti sono dipinte in IV Stile con ampie campiture a fondo rosso e riquadri con paesaggi pastorali e sacrali. Mancano i cubicula (stanze da letto) e lo spazio dell’atrio è ricavato da tre ambienti dell’adiacente casa di Paquio Proculo, le cui porte originali si riconoscono ancora perché trasformate in armadi. Il triclinio, accanto alle fauces, è anch’esso minuscolo, dipinto in IV Stile con pavimento in signinum a tessere e lastrine di marmo. Anche questa casa era stata visitata dai “fossores”, gli scavatori clandestini che dopo l’eruzione del Vesuvio si introducevano negli edifici in cerca di cose preziose (il cunicolo di passaggio è visibile sulla parete est della casa). Il viridario serviva a dare aria e luce all’intera dimora; si tratta di un piccolo giardino con le pareti dipinte a motivi vegetali per ampliare visivamente lo spazio, mentre sullo stipite del triclinio era rappresentata una graziosa fontana di marmo, nella quale uccelli vanno ad abbeverarsi.
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Casa di Fabius Amandius I - 7, 2-3
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- Scritto da Tiberio Gracco