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La struttura della casa risale sicuramente al I secolo a. C., ciò si può stabilire dalla muratura sulla facciata e dalla modanatura dell’impluvio in signino. Le pareti intorno all’atrio ricordano, per il tralcio realizzato tra la zona mediana e quella superiore, la Casa di Siricus e il portico del Tempio di Iside. Questa novità decorativa è presente anche nella Domus Aurea di Nerone a Roma.

Probabilmente la decorazione dell’atrio è databile posteriormente al terremoto del 62 d.C.. Le nature morte presenti e i vari paesaggi sono di buona fattura: esse rappresentano molluschi e pesci con medaglioni al cui interno sono rappresentati paesaggi idillici. Sulla parete dell’ingresso invece le stesse nature morte si trovano all’interno dei medaglioni: vediamo un piatto in ceramica con carne e pane.

Nel cubicolo a sinistra la decorazione è molto complessa: nella parete di destra c’è una nicchia (forse per una lucerna), una scala di legno conduce al piano superiore alle spalle della facciata dove c’era il deposito e le abitazioni dei servi.

Alcuni vani sono rimasti intatti: il primo era probabilmente utilizzato come armadio con scaffalature, il secondo con pavimento in coccio doveva essere l’ala, del terzo non sappiamo la destinazione ma rimangono decorazioni con coccodrilli e sfingi. La costruzione manca di tablino, situazione particolare per le case pompeiane. Si accede quindi direttamente al peristilio in cui troviamo due ordini di colonne di ordine tuscanico.

Nel triclinio troviamo Marte e Venere in volo, quadri con amorini, coppie ideali e molti animali o vedute paesaggistiche. Il quadro centrale e più importante raffigura invece l’immagine mitologica dell’abbandono di Didone con in mano la spada della vendetta. Essa è accompagnata dalla sorella Anna e da Iside-Nemesi. Quest’ultima è rappresentata con il copra sulla fronte simbolo della vendetta e delle disgrazie che si abbatteranno su Enea e sui suoi discendenti. Nella parete limitrofa c’era la raffigurazione di un’altra celebre donna abbandonata: Arianna che viene scoperta da Bacco durante il sonno.

Altre tre piccole sale si aprono oltre il peristilio: tutte con pavimento in coccio con motivi in tessere bianche. Le pareti di queste stanze sono state martoriate dai tentativi degli scavatori di penetrare all’interno. Non ci sono mobili (probabilmente presi dai primi scavatori), ma alcune suppellettili dimostrano che la casa era abitata nel momento dell’eruzione. Si è riusciti a salvare parte del soffitto su cui era dipinto un medaglione. Sempre oltre il peristilio si trova la latrina che comunica con la cucina accanto alla dispensa ed è appartata rispetto al resto della casa.

Il nome della casa risale ad un’iscrizione sulla destra dell’ingresso

Amantes, ut apes, vita(m) mellita(m) exigunt. Velle.

(“Gli amanti,come le api, passano una vita dolce come il miele. Vorrei che fosse così”).

Questa iscrizione è accompagnata da tre nomi maschili. Si è ipotizzato che la destinazione della casa fosse quella di bordello.

Autore: Giovanni Lattanzi - pubblicato in data 16 dicembre 2009 

Approfondimenti

Pompeiiinpictures Immagini dettagliate dell'edificio

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