Questa grandiosa abitazione privata (3.050 m2) trae il nome dalla statuetta bronzea raffigurante un fauno danzante, posta al centro della vasca dell'impluvio principale, dove ora è una copia.
Essa occupa un intero isolato, fu la più grande e lussuosa della Pompei dell'età sannitica.
La casa, eretta nella prima metà del II sec. a.C. fu successivamente ampliata alla fine dello stesso, aggiungendo il secondo peristilio.
Il breve vestibolo, ornato da un pavimento in opus sectile formato da triangoli di marmo e pietra calcarea, immette nell'atrio su cui si aprono i vari battenti.
L'impluvio dell'atrio tuscanico è rivestito di rombi di calcare colorato, mentre i bordi sono di palombino. In visione assiale con l'ingresso è il tablinio, dove il magistrato, forse membro della famiglia dei Satrii, riceveva i clienti.
Sulla parete sinistra dell'atrio è possibile vedere l'opera accurata che all'epoca del primo stile, ossia prima della venuta dei Romani, veniva posta nella preparazione della parete. Sono visibili i chiodi che tenevano fisse alla muratura le lastre di piombo che la ricoprivano, in modo da isolare da esse l'intonaco (evitando infiltrazioni di umidità) che veniva finemente decorato (affresco).
Attorno all'atrio si dispongono, sui lati lunghi, due serie di cubicoli e due alae secondo il tipico schema etrusco italico.
La casa ha due peristili, il primo con 28 colonne con capitelli ionici, che avevano sostituito quelli originali dorici. Rimase intatto, invece, il fregio dorico a triglifi.
Il complesso venne ridecorato con stucchi in primo stile e con i famosi mosaici, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (la vittoria di Alessandro Magno su Dario nella battaglia di Isso, uno dei capolavori dell'arte ellenistica).
I triclini, che affiancano il tablinio di fondo, avevano emblemi raffiguranti pesci e un demone su una pantera.
Il quartiere orientale si articola intorno ad un atrio tetrastilo sul quale si aprono i vari ambienti di servizio. Il secondo peristilio è molto più grande del primo (circa 45x40 m) con 44 colonne doriche rivestite di stucco che circondavano un giardino molto ampio.
Infondo a questo secondo peristilio erano le stanzette del giardiniere (hortolanus) che fungeva anche da portiere (ostiarius) dell'ingresso postico.
Le nicchie infondo a sinistra, servivano da larario; qui davanti furono trovati due candelabri di bronzo, due treppiedi, due pinzette per il fuoco, due lucerne, un ramo di alloro e la statuetta del Genio.
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Casa del Fauno VI - 12, 2
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- Scritto da Tiberio Gracco