Con il termine Macellum veniva chiamato un edificio monumentale utilizzato per la vendita di alimenti e prodotti di consumo quotidiano; l’uso di questo tipo di edificio risale già dall’epoca di Alessandro Magno (di origine greca è infatti anche il nome). L’edificio venne intelligentemente posto nell’angolo nord-est: una posizione centrale ma allo stesso tempo defilata in modo da non interferire con la vita del Foro.
Con i primi scavi, dopo il ritrovamento di alcuni lastroni di marmo che facevano pensare ad una serie di altari, si pensò che l’edificio dovesse essere un pantheon ovvero un tempio dedicato a più divinità; scavi successivi mostrarono invece cereali, pesce, frutta che guidarono gli archeologi verso la giusta conclusione: l’edificio non poteva che essere un mercato.
Per accedere all’edificio si possono utilizzare tre entrate: le due principali si trovano sui lati ovest e nord, quella secondaria nell’angolo sud-est. L’edificio del macellum fu orientato diversamente dalla posizione del Foro (come anche altri edifici di Pompei): per ovviare a questa situazione le botteghe sul lato ovest, che si affacciano sulla piazza, non sono di uguali dimensioni tra loro ma di misura decrescente.
Sulla facciata si possono osservare ancora tre colonne in marmo proprio del portico del Foro: corinzie e scanalate differiscono dalle altre del portico. Vicino ad ogni colonna una base era stata inserita per ospitare una statua, queste basi si trovano anche davanti ai pilastri delle tabernae (forse botteghe di cambiavalute).
L’entrata principale è posta sul lato ovest e, tramite un’edicola decorata con chimere sui capitelli che provengono dalla Tomba delle Ghirlande (vicino Porta Ercolano), è divisa in due ingressi. Da qui si accede ad un grande cortile: in origine doveva essere porticato ma delle sue colonne non si è trovata alcuna traccia, probabilmente le colonne del portico non doveva essere state ancora erette al momento dell’eruzione. E’ stato trovato infatti uno stilobate realizzato in travertino posto sui lati nord e ovest. Anche i muri interni e alcuni vani, realizzati in opera incerta, risalgono ad un rifacimento posteriore al 62 d. C.
E’ ancora oggi visibile una decorazione posteriore al 62 d.C. : su pannelli neri con bordo rosso sono dipinte scene mitologiche (Ulisse e Penelope che si ritrovano, Medea che medita di uccidere i figli e Io e Argo), i pannelli sono separati da squarci architettonici con la rappresentazione di edifici in prospettiva che superano in altezza i pannelli neri; nello spazio superiore a questi sono dipinte figure isolate su uno sfondo blu. Possiamo osservare un satiro nell’atto di suonare il flauto e una giovane donna che porta alcuni utensili per i sacrifici. Salendo ancora verso l’alto osserviamo nature morte , uccelli e pesci sono dipinte con uno stile più popolare rispetto ai dipinti posti più in basso.
Sul lato settentrionale si accede tramite una semplice entrata al centro della parete: le botteghe poste su questo lato davano su Via degli Augustali e non avevano nessuna altra uscita di servizio. Sul lato est troviamo invece tre grandi vani più alti rispetto al piano del Macellum, all’interno di questo lato troviamo il sacello dedicato alla casata imperiale: era possibile accedervi tramite cinque gradini. Il vano nonostante la sua importanza è costruito in maniera molto semplice: una base nella parete di fondo e quattro nicchie ai fianchi. Le nicchie di destra dovevano contenere rispettivamente una statua femminile e una maschile (gli originali sono depositati nel Museo Nazionale di Napoli), inizialmente presunti come i ritratti di Marcello e Ottavia (nipote e sorella dell’Imperatore Augusto) ora sono ritenuti i ritratti di altri due membri della famiglia imperiale non meglio identificabili. In questa stanza è stato ritrovato anche un braccio con un globo: si è pensato quindi che potesse essere contenuta qui anche una statua dell’imperatore. La stanza aveva pareti in opera listata e incerta, i muri che chiudono la scalinata, invece, sono stati realizzati tutti in laterizio. Originariamente le pareti dovevano essere stuccate ma purtroppo della stuccatura non ci rimane molto: per quanto riguarda i pilastri alcuni (quelli dell’ingresso principale) sono scanalati, altri sono baccellati (in particolare quelli del sacello).
Dei tre vani su questo lato, di cui abbiamo detto in precedenza, probabilmente quello a sinistra era usato per banchetti di sacrificio in onore dell’imperatore e della sua famiglia: a questo scopo è ancora visibile un altare di ridotte dimensioni proprio per le offerte delle libagioni. Quest’altare molto basso era in basalto e vi si accedeva tramite due gradini. Nella sala si trova anche un altro podio in marmo, la sua destinazione non è certa: si è pensato che potesse essere usato dai venditori durante le aste, ma questa ipotesi andrebbe a scontrarsi con la destinazione principalmente religiosa che è stata attribuita alla stanza.
Due affreschi decoravano la sala: nel primo eroti suonava la lira e bevevano vino, nel secondo essi compivano cerimonie sacre. Il vano sulla destra era invece usato molto probabilmente per il commercio della carne e del pesce: su tre lati troviamo il bancone dotato di un impianto per il deflusso dell’acqua verso lo scarico posto a sud (forse era questa la parte destinata alla vendita del pesce). Di fronte a questa stanza troviamo l’ingresso laterale che dava su Via del Balcone Pensile che venne ostruito quando venne costruito il Tempio dei Lari Pubblici.
L a parte esterna del Macellum non è compiuta: la parte realizzata è in ottima opera reticolata. I materiali utilizzati sono tufi di diverso tipo e colore chiusi da pilastri in laterizio. Probabilmente è una delle strutture di mura più belle di tutta Pompei ed è perfetta rappresentazione dello stile dell’ultima fase dell’edilizia della città.
Proseguendo l’analisi interna della struttura troviamo sul lato sud una serie di botteghe destinate ai generi alimentari. Al centro del cortile c’era un tholos costituito da dodici basi di tufo, una vasca e una fontana. Il Maiuri e i suoi scavi hanno dimostrato che questa zona era adibita al lavaggio e alla pulizia del pesce prima della vendita. Le basi non avevano particolare utilità se non quella di appoggio per altrettanti pali che sorreggevano una copertura in legno. Il pavimento era formato da tegole tritate, travertino e marmo ricoperti da uno strato di malta.
Il Maiuri ha contribuito alla definizione della datazione dell’Edificio: come la Basilica deve risalire al 130-120 a.C. e il suo aspetto non deve differire molto da quello originario almeno per quanto riguarda la struttura principale senza considerare le ovvie opere di restauro e di modificazione rese necessarie durante il corso degli anni. In particolare tutta la parte del tholos è di datazione successiva. Inizialmente il cortile era porticato. Sul lato meridionale si trovavano tutta una serie di tabernae.
Anche la facciata doveva essere diversa e sicuramente si trovava più vicina al Foro. Anche le pavimentazioni delle varie zone dovettero necessariamente essere riviste: quelle dei vani vennero restaurate in signino.
Autore: Giovanni Lattanzi - pubblicato in data 19 dicembre 2009 - Email