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L'ultimo proprietario di questa grandiosa abitazione fu il liberto
Quintus Poppaeus, edile in carica intorno il 40 d.C. Membro di una
famiglia che vantava vincoli con Poppea Augusta, moglie in seconde nozze
di Nerone. La famiglia sarebbe stata proprietaria anche della Casa degli Amorini dorati e di una fabbrica di tegole (figlina). L'abitazione fu denominata "del Menandro" per il ritratto di questo poeta rinvenuto infondo al peristilio. Lungo la facciata dell'edificio vi sono bassi sedili in muratura per la clientela (clientes) e l'ingresso è inquadrato da due pilastri corinzi. Il grande impluvio rettangolare nell'atrio tuscanico è rivestito di marmo. Sulle pareti compaiono medaglioni affrescati con testa di Zeus-Ammon (IV stile) e quadretti con maschere tragiche. Accanto all'entrata è il larario monumentale a due frontoni con una colonnetta angolare ed i calchi delle transenne di legno che lo chiudevano. Nell'ala a sinistra dell'atrio vi sono pareti rosse bipartite in senso verticale, al centro delle quali figurano le scene della caduta di Troia: sulla destra Laoconte e i figli strangolati dai serpenti; nella parete a sinistra Cassandra si oppone al rapimento da parte di Ulisse sotto gli occhi del vecchio Priamo. Nella parete di fondo Cassandra osteggia invano l'introduzione del cavallo di legno, pieno di guerrieri greci, nella città. Il lato di fondo è occupato da un tablinio, fiancheggiato da due corridoi di accesso al peristilio che racciude un grande giardino con bassi plutei decorati inseriti tra le colonne. Le facce esterne dei plutei sono decorate con gruppi di animali, mentre i fusti di colonna sono dipinti con cespi d'edera e oleandri. Nell'angolo Nord-Ovest del peristilio si apre il salone con pareti a fondo verde, decorate con finissima fattura della prima fase del IV stile a strisce verticali nere con arabeschi; con amorini e medaglioni con ritratti circondati da sfingi e tralci. Il fregio rosso racconta in chiave umoristica le nozze di Ippodamica con Piritoo, re dei Lapiti in Tessaglia: i centauri, accalorati dal vino, rapiscono la sposa mentre le donne dei Lapiti rimangono immobili. Sul pavimento (più antico) è un mosaico che raffigura le delizie della vita sul Nilo, con ville a portico, palmizi e cipressi sulle rive e una nave con pigmei. Sulla soglia dell'ingresso al caldarium, che presenta pitture in IV stile, un servo porta due recipienti, uno per l'olio l'altro per il profumo, mentre dal perizoma spunta un fallo dal glande purpureo. Nel pavimento a mosaico nuotano pesci, delfini, un granchio,un negro itifallico mentre un'altro caccia un mostro col tridente. Nelle pitture delle pareti vediamo gruppi di lottatori, allusione agli esercizi ginnici che accompagnano la pratica balneare. Sul lato Ovest dell'atrio si trova una terrazza con una grande esedra adibita a solarium. Al disotto del settore termale vi sono i sotterranei dove fu rinvenuta una cassa con un tesoro di 118 pezzi d'argenteria per un peso di 24 Kg, mentre uno scrigno conteneva gioielli d'oro e 1432 sesterzi. Tutto sommato si tratta di un tesoro mediogrande: la disponibilità di denaro liquido delle famiglie ricche pompeiane oscillava tra i 1.000 e 3.000 sesterzi. Il lato Sud del peristilio presenta una serie di esedre rettangolari e semicircolari e un cubicolo. Nella prima esedra da destra, decorata in IV stile, è una piccola nicchia con altare per il culto domestico. Le cinque sculture in cera o legno, ivi deposte, lasciarono impronte nel banco di cenere indurita, e se ne poterono così trarre calchi di gesso; sono le uniche immagini di antenati recuperati a Pompei. Esse venivano portate in processione in occasione di sacrifici pubblici e nei funerali di famiglia. Nella terza esedra si trova il ritratto del commediografo Menandro, mentre sulle altri pareti vi sono maschere tragiche e satiriche. Sul lato Est si apre un oecus con pareti a fondo giallo dipinte in IV stile con motivi dionisiaci. Il triclinio adiacente è il più vasto di Pompei, alto circa 8 m con una superficie di 87.5 m2, presenta in alto su una parete una grande finestra con timpano. Al quartiere servile si scende da una rampa presso l'angolo Est del peristilio. Una delle anfore ivi trovate conteneva miele del tipo despumatum, altre vino di sorrento, un'altra ancora aceto. A destra è la stalla con la rimessa del calesse. In questo ambiente fu trovato lo scheletro del cane da guardia. |